Cosa resta quando non devo dimostrare nulla?
"Se dovessi rivivere per sempre la stessa giornata, come vorrei che fosse?" questa è la domanda che più mi ha colpita in questi giorni. Una domanda letta in un post di un imprenditore e nomade digitale (Dario Vignali) in cui smontava l'idealizzazione che viene fatta ultimamente sulla vita di chi lavora da remoto, facendo riflettere sulla sacralità della normalità, l'importanza di saper scegliere, coltivando posti, amicizie e passioni. In un mondo in cui tutto è diventato facilmente accessibile, come prendere un volo per l'Australia o trasferirsi a Bali lavorando online; la possibilità di fermarsi e di scegliere una vita "normale" viene visto come qualcosa di sbagliato. Parlo da ragazza che dal primo momento che ha potuto ha fatto la valigia ed è partita, e tuttora sta cercando un suo posto nel mondo senza avere una meta precisa, ma è questa la vera soluzione? Forse partire non è sbagliato, ma è importante sottolineare il come. Con che testa e con che s...